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CON LA GUIDA DELLO ZIO - 2


di RedTales
08.02.2016    |    36.720    |    6 9.9
"Ma, di certo, non voleva far capire che non lo sapeva..."
Il giorno dopo era arrivato puntuale, come sempre aveva suonato e lo zio gli aveva aperto il cancello e la porta. Si salutarono con un bacio che dalla guancia scivolò sulle labbra. Paolo lo strinse e prolungò quel momento, ricambiato dal giovane nipote. Una mano scese sul sodo culetto afferrandolo mentre le loro lingue continuavano a toccarsi e a sovrapporsi.
Quando si staccarono l'uomo buttò li un: “mi piaci. Sei così dolce. Sei una meraviglia...”
Michael sorrise.
“Adesso mi preparo per andare a fare la guida… Vuoi che andiamo a guidare o...”
Per tutta risposta il ragazzo gli incollò di nuovo le labbra sulle sue, ricominciando a mulinare la lingua come meglio poteva.
Rimasero ancora incollati, con le mani di uno sotto la maglietta dell'altro.
Questa volta c'era il tempo giusto per fare le cose per bene e così Paolo, dopo avergli tolto la t shirt iniziò a baciarlo sul petto, scendendo piano fino all'ombelico, si abbassò e aprì i jeans aiutandoli a scorrere fino alle caviglie. La bocca sfiorò il sesso e le labbra iniziarono una scorribanda dappertutto fino a che, ingrossandosi, non fece capolino oltre il bordo degli slip. Fece scendere anche questi prima di affondarsi a bocca aperta su quella giovane libidine. Lo leccò e assaggiò in ogni centimetro non trascurando lo scroto che lasciò completamente luccicante della sua saliva.
Quando si risollevò trovò Michael di nuovo rosso in viso e anche sul petto che si mordicchiava il labbro inferiore e lo guardava con un espressione di estrema felicità.
Senza aggiungere inutili parole lo prese per una mano e lo guidò verso la camera.
“Di qua staremo più comodi...”
Con veloci movimenti si tolse le scarpe e con due calci si liberò dei pantaloni e degli slip e, completamente nudo, seguì lo zio che lo fece sedere sul letto e spostatosi un metro indietro, si denudò lentamente davanti a lui che se lo mangiò con gli occhi. Il corpo dello zio era massiccio anche se non grasso. Una fitta foresta scura ricopriva il petto e la pancia ed anche braccia e gambe erano particolarmente villose. Decisamente contrastante con i radi e chiari peli che spuntavano dal corpo del ragazzo.
“Mai visto un maschio nudo dal vero?”
“No.”
“Ti piace? Ti eccita?”
Rispose con un incerto si ma allungò le mani come per poterlo toccare. Lo zio fece un passo verso di lui che gli appoggiò un palmo sulla pancia, iniziando a muoverlo come per accarezzarla. Ma lo sguardo era decisamente puntato più in basso. Era di nuovo attento ad osservare i genitali. Visti da così vicino anche ora gli sembravano grandi e lo affascinavano. Tutto quel pelo poi era decisamente intrigante. Ma, più di tutto, era il diametro che lo colpiva. Era dannatamente grosso quell'affare. Ci appoggiò sopra l'altra mano e cominciò a toccarlo, stringerlo, muoverlo senza smettere di osservarlo.
Lo zio capì che voleva vederlo crescere davanti ai suoi occhi e lo lasciò fare. Così, tra una carezza, una stretta, un accenno di masturbazione e quant'altro gli riusciva di fare, quella buona decina di centimetri di pelle penzolante iniziò a trasformarsi in una ventina di centimetri di dura carne che non riusciva nemmeno più a stringere con la mano chiusa.
“E' grosso… è tanto lungo...”
“Diciotto, diciotto centimetri, lo ho misurato. Non è lunghissimo.”
“Si, ma è tanto grosso.”
Non rispose ma gli passò una mano sui capelli.
“Ti piace?”
“Si.”
“E' tuo. Puoi farci quello che vuoi.”
Michael alzò la testa per incrociare il suo sguardo e gli sorrise.
Lo riabbassò, mise una mano sotto le palle e avvicinò la bocca alla punta del cazzo. L'odore che sentiva gli piaceva. Non sapeva definirlo, una specie di miscuglio tra un sapone, un po' di sudore e qualcos'altro. Con la lingua lo toccò, come per verificarne la consistenza e quindi la fece scorrere sopra. Voleva scoprirne il sapore. Non sapeva di nulla. Diede ancora qualche leccata e poi aprì la bocca e provò a farci entrare la punta. All'inizio pensò che non ci poteva riuscire, ma spalancandola riuscì a farlo entrare per qualche centimetro.
Era contento. Stava provando qualcosa che, qualche giorno fa non aveva nemmeno immaginato potesse capitargli ma, soprattutto, quella situazione lo eccitava da morire. Poco più sotto il suo pene, durissimo, lo confermava.
“Prova a farlo entrare un pochino di più e poi fallo uscire ma senza perderlo. Poi lo fai entrare di nuovo. Prova...”
Il ragazzo eseguì. Lo appoggiò tra le labbra e
“Bagna, bagna le labbra con la saliva...”
Lo fece, accorgendosi che scivolava meglio.
Lo provò a far scorrere per qualche centimetro tenendo la bocca ben aperta.
“Adesso fallo uscire, ma non del tutto...”
Tentò. Si, ci riusciva. Aveva visto dei video dove delle ragazze facevano un pompino e gli era sembrato naturale, ma adesso si accorgeva che non era proprio facilissimo. Quel… bastone era grosso e doveva tenere la bocca veramente spalancata…
Ma doveva riuscirci e si impegnò. Adesso mezza cappella entrava e usciva, anche se lentamente.
“Perfetto, così, continua così.”
Muovendo la testa avanti e indietro cominciò a seguire un ritmo costante.
“Bravissimo, vai molto bene.”
Continuò, aiutandosi con le mani appoggiate alle gambe pelose.
“Prova a farlo entrare un pochino di più.”
Lo fece, facendo scivolare dentro tutta quella grossa punta. Sentì le labbra stringersi dopo il bordo e ritornò indietro. Continuò a farlo, incoraggiato da Paolo che si godeva quei tentativi.
Improvvisamente si tirò indietro con un conato e un colpo di tosse.
“Capita. Qualche volta può capitare all'inizio... Ma passa subito. Poi si trova la posizione giusta e non succede più.”
Il nipote lo guardò con gli occhi lucidi per le lacrime che li avevano riempiti in qull'improvviso sforzo. Fece di si con la testa e ritornò a tuffarsi sul quel gustoso bastone, riprendendo da dove si era fermato.
“Va bene, va bene.” lo gratificò dopo qualche minuto. “Proviamo un sessantanove. Così sei anche più comodo“.
Sessantanove. Lo aveva già sentito altre volte ma non era sicuro di come si potesse fare. Ma, di certo, non voleva far capire che non lo sapeva. Lo zio si mise sul letto e lui gli si sdraiò vicino. Lo zio lo guardò e iniziò a baciarlo. Per dei lunghi minuti le bocche restarono attaccate. Quando smise di farlo, si girò, sistemandosi in modo che l'uccello del nipote fosse comodo da… succhiare. Controllò che il suo fosse altrettanto ben messo e iniziò.
Anche Michael riprese a leccare e poi a spompinare, mettendo a fuoco cos'era il sessantanove.
Quel ragazzetto era proprio giusto. Non troppo alto, magrolino, quasi senza peli, cazzo piccolino, bel culetto. Era proprio il tipo di ragazzo che gli piaceva. E poi, forse la cosa più importante, giovane, tanto giovane. Era… carne fresca, in tutti i sensi e il suo aroma lo eccitava tantissimo. Con il pensiero si spinse in la e già si vide dietro di lui mentre lo inculava. Il suo ultimo pensiero fu: speriamo che sia uno di quelli che gode di culo. Ma era troppo presto e poi queste cose è meglio lasciarle andare da sole… Poi fu richiamato alla realtà perché quel virgulto gli stava nuovamente schizzando in bocca. Di già, pensò, ma non riuscì a mettere a fuoco se lo aveva succhiato per poco o tanto tempo perché le sue fantasie lo avevano veramente assorto.
Gustò quel delicato sapore e continuò imperterrito a succhiare, incurante dei gemiti e dei tremori del ragazzo che cercava di spostarsi. Lui lo tenne stretto e proseguì nel dargli piacere.
Michael era troppo preso dal suo godere per continuare a masturbare lo zio e aveva staccato la bocca, cercando soltanto di gestire le sue sensazioni. Sensazioni che erano troppo forti. Molto più intense di qualsiasi sega che si era fatto e poi non finivano con lo schizzetto, come era solito fare. Lui insisteva, continuando a far salire il piacere oltre ogni limite… della sopportazione. Ma era… bellissimo e lui cercava di gustarsi ogni secondo di quello spettacolo di cui era il protagonista.
Finalmente gli diede qualche istante di tregua.
“Ti piace?”
Balbettò un si.
“Adesso lo lasciamo riposare un pochino e poi...”
La bocca si spostò sulle palle e le mani sulle cosce e l'attività dello zio riprese.
Lui, tirando un lungo respiro non volle essere da meno e si cacciò nuovamente la cappella in bocca cercando di fare del suo meglio.
Dall'altra parte le mani toccavano dappertutto, raggiungendo a volte delle zone che facevano sobbalzare il ragazzo e anche la lingua scorreva in tutte gli spazi che poteva raggiungere. Dopo tanto girarci intorno un dito cominciò a portare della saliva sul buchetto e quando fu ben inumidito, provò ad intrufolarsi dentro. Tutta l'unghia dell'indice sparì nel pertugio.
Il giovane percepì la cosa e rallentò per qualche istante il movimento della testa, attento a cosa gli stava facendo. Sentì benissimo il dito che era entrato. Il buchetto si era allargato. Istintivamente provò a stingere ma non ci riuscì. Sapeva che doveva succedere. Era una delle prime cose che aveva pensato. Aveva visto dei video dove dei maschi si inculavano e, da quello che aveva detto lo zio, il culetto gli piaceva. Aveva sentito dire che faceva male ed era preoccupato ma, per adesso, non sentiva dolore, forse non sentiva niente, a parte quella leggera pressione e quella debole divaricazione. Riprese a muovere la testa e lo zio, attento al tutto, cominciò a far scorrere il dito su e giù di quei due centimetri scarsi. Era poco, ma intanto il buchetto cominciava ad allargarsi.
Si fermò quando anche Michael si fermò.
“Stanco? Sai, sono lungo a venire. Mi gusto ogni cosa e cerco di farla durare… Se sei stanco fermati… intanto io continuo di qua...”
Il nipotino era davvero stanco per quel quarto d'ora di movimento della testa a cui non era abituato e non disse niente. Si appoggiò sul letto lasciando carta bianca allo zio che subito si sistemò meglio. Gli girò attorno, lo fece mettere a pancia in giù e pensò di dedicarsi seriamente al suo culetto.
Per prima cosa lo leccò molto per ammorbidirlo e bagnarlo, passando la lingua tutto intorno e anche dentro, ma senza tralasciare di farla scorrere, di tanto in tanto, lungo tutta la lunghezza del solco tra le chiappe.
Il ragazzo era completamente rilassato, intento a gustarsi il tutto.
Anche lo zio, che nel frattempo si era seduto al suo fianco, si godeva lo spettacolo di quel bel culetto sodo e sporgente e immacolato che era li, a sua disposizione. Tutto per lui.
Prima di mettere nuovamente dentro il dito prese della crema, con la quale lubrificò per bene l'esterno del canale e il suo indice. Quando lo appoggiò, dritto dritto, scivolò dentro per metà, quasi senza incontrare resistenza. Michael lo sentì entrare delicatamente. Provò la stessa sensazione che non sentiva da quando, anni prima, sua madre gli aveva dovuto mettere delle supposte. Mancava solo la sensazione di freddo interno.
Se un'inculata è così, allora non è terribile, pensò. Ovviamente senza paragonare le dimensioni del dito con quelle... dell'uccello. Come tirò fuori il dito per distribuire meglio la crema si lasciò sfuggire un gemito. Quel movimento lo aveva fatto tramare. Lo notò anche Paolo che spinse ancora giù l'indice e poi lo tirò subito su, ottenendo nuovamente lo stesso effetto sul ragazzo. Iniziò a muoverlo su e giù lentamente fino a che non vide il ragazzo stabilizzare le sue contrazioni.
Era bello, altro che dolore. Quella cosa gli piaceva, soprattutto quando il dito usciva. Continuò ancora e, piano piano, provò a spingersi sempre più in fondo. Non sentì proteste o lamenti e in breve l'indice scivolava completamente dentro per poi uscire quasi del tutto. Era stato più facile del previsto.
“Mi tira di nuovo” fu l'inaspettata frase che ruppe quei minuti di silenzio.
“Ti piace?”
“Si, soprattutto quando esce...”
“Ma per uscire… deve entrare...”
Risero tutti e due mentre la mano dello zio non smetteva di muoversi.
All'indice si alternò il medio con la stessa facilità.
“Proviamo con due dita?”
“Fa male?”
“No!”
Lubrificò ancora, anche se non ve ne fosse bisogno e iniziò a spingere indice e medio dentro. La resistenza era decisa e non volle forzare. Rimase fermo con le dita che puntavano esercitando una costante pressione.
“Non entrano”
“Piano piano. Vedrai che tra un pochino saranno dentro. Dobbiamo far capire al tuo culetto che deve aprirsi. Così dopo gli piacerà.”
Ci mise parecchi minuti ma riuscì nell'impresa. Sentì sempre di più lo sfintere aprirsi e quando lo giudicò abbastanza largo diede una leggera spinta più forte e si ritrovò dentro.
“Ah!”
“Male?”
“Un poco… ma poco” si affrettò ad aggiungere.
Rimasero fermi e Michael aggiunse quasi subito che era già passato.
“E' stata una piccola fitta, ma è durata solo un attimo.”
“Adesso va bene?”
“Si.”
Ricominciò il lento movimento verso l'esterno per poi ritornare nuovamente giù.
Il ragazzo era teso, lo capiva dai muscoli delle chiappe contratti. E vedere quel culo così teso gli dava un ulteriore piacere. Dall'altra parte lui si aspettava un'altra fitta, ma non arrivò. Si era dilatato a sufficienza per le due dita e restava aperto. In breve si rilassò, riprendendo a sentire quello strano piacere di prima, soprattutto nella fase d'uscita. Anzi, sembrava aumentata.
“Adesso mi piace.”
Non vide l'espressione di compiacimento dell'uomo che ripercorse la strada di prima, giungendo a far scorrere completamente le dita per tutta la loro lunghezza nel suo culo.
Gli piaceva decisamente. Era una specie di solletico che partiva dall'interno e si propagava dappertutto. Era come se qualcuno lo stesse masturbando… da dentro.
La sorpresa fu quando disse: “non ce la faccio. Mi devo masturbare.” e portò una mano sotto la pancia per poterlo fare.
“Girati sul fianco, ti verrà meglio”. Entrambi continuarono finché un urletto non segnalò che era venuto di nuovo. Anche lo zio si fermò.
Era soddisfatto. Voleva quel ragazzetto fortemente e lo voleva per un tempo lungo. E la strada per riuscirci era quella di non bruciare le tappe. Un passetto alla volta. Certamente avrebbe voluto metterglielo e goderci dentro ma poi lui sarebbe tornato? Così lo stava conquistando e, soprattutto, gli stava piacendo ogni cosa. Era perfetto. Anche se non aveva schizzato.
Restarono sdraiati per una buona mezz'oretta a scambiarsi le sensazioni che avevano provato. Prima Michael fece fatica ad aprirsi ma, sentendo lo zio parlare disinvoltamente di quanto faceva e provava, lo fece anche lui. Mentre erano li le mani dell'uno giocavano con il sesso dell'altro e viceversa. Piacevolissimo, soprattutto per l'uomo.
Quel giorno non fecero alcuna guida, riproponendosi di riuscirci il giorno dopo.
“Domani vengo a prenderti sotto casa così, almeno fino qui, guidi tu.”
Si diedero un ultimo bacio sulla porta e si salutarono.
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